DONNE E SCIENZA

TUTTE LE DONNE DI LHC

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Text Paola Catapano - Images Mike Struik

LisaFabiolaArchanaGildaMonica

VirginiaAnaMoniqueEvaIsabel

 

  1. Lisa Randall (USA), fisico teorico, Harvard Univerity - Photos - Text (word)

  2. Fabiola Gianotti (IT), fisico sperimentale CERN, vice-spokesperson esperimento ATLAS - Photos - Text

  3. Archana Sharma (IND), fisico sperimentale CERN, responsabile installazione esperimento CMS - Photos - Text

  4. Gilda Scioli (IT), ricercatrice post doc in fisica Università di Bologna, esperimento ALICE - Photos - Text

  5. Monica Pepe-Altarelli (IT), fisico sperimentale CERN, esperimento LHC-b - Photos - Text

  6. Virginia Greco (IT), ingegnere elettronico INFN-Pisa, esperimento TOTEM - Photos - Text

  7. Ana-Paula Bernardes (PT), gruppo sicurezza, nel team che si ocupa di ergonomia e impatto ambientale di LHC - Photos - Text

  8. Monique Dupont (FR), geometra, gruppo geodesia CERN - Photos - Text

  9. Eva Sanchez-Corral (SP), ingegnere informatico, gruppo controllo dell’accesso a LHC - Photos - Text

  10. Isabel Brunner (D), ingegnere radioprotezione - Photos - Text

 

Le statistiche europee 

Nell’anno delle pari opportunità, abbiamo voluto dedicare un servizio fotografico a dieci donne impegnate con vari ruoli nella realizzazione della macchina  scientifica più grande e complessa dei nostri tempi, il grande collider adronico LHC, in fase di ultimazione al CERN di Ginevra.

Da queste foto, sembrerebbe che la scienza (e la tecnologia di frontiera) è donna.

Una conclusione contraddetta dai dati … 

I DATI DI EUROBAROMETRO (terzo rapporto Europeo sugli indicatori di scienza e tecnologia, 2003 p. 257-272) GRAFICI 4.5.4, PAG 257 e D3.2.1a,  pag. 269 

L’Italia ha la più alta percentuale di donne laureate nelle discipline scientifiche ed è al terzo posto per l’ingegneria. Interessante notare che il tasso di crescita nel numero di donne tra i laureati in discipline scientifiche e ingegneria negli ultimi dieci anni è negativo, il che suggerisce che l’alta percentuale di laureate rispetto ai colleghi uomini non è una tendenza recente nel nostro paese.  

Grafico 4.5.6 pag 258: percentuale femminile con cattedra in tutte le discipline

Nell’UE, l’11% dei professori con cattedra sono donne, una percentuale piuttosto bassa se confrontata con quella delle laureate in ogni disciplina. La Finlandia è in cima alla classifica, col 18%, seguita da Spagna, Francia e Italia.  Le percentuali più basse si registrano in Irlanda, Paesi Bassi, Austria e Germania, tra il 5 e il 6%. 

Grafico  D3.2.1 Pag 271 In alcune discipline scientifiche le donne sono la minoranza assoluta (ingegneria in particolare), in altre sono talvolta la maggioranza (scienze mediche)  

Ma il dato che colpisce maggiormente, è l’ineguaglianza “verticale”, ossia a livello di carriera e posizioni di vertice sia nel mondo accademico che nella ricerca. 

Grafico D3.2.3 pag. 272 Un paragone tra le percentuali di donne ai vertici della carriera con la percentuale femminile in posizioni junior è un ottimo indicatore della presenza di disuaglianze. Se a livello di accesso alla carriera le percentuali uomo/donna lasciano trasparire una situazione piuttosto sana, andando in alto col grado (e l’importanza e lo stipendio), il numero di donne diminuisce notevolmente fino a diventare la netta minoranza, lasciando trasparire una chiara mancanza di riconoscimento al contributo femminile alla scienza. 

Conclusione: in Europa è la stragrande maggioranza di uomini ad occupare i vertici  nel mondo accademico e scientifico.  

E il CERN, a differenza di quanto il reportage fotografico lascerebbe credere, non è da meno. I dati (tabelle a seguire) non contraddicono il rapporto Europeo.

Prendiamo la popolazione di utilizzatori del CERN, la comunità scientifica più vasta, fisici ricercatori che nell’era di LHC contano 7130 persone di 97 paesi. L’ 84.64%   sono uomini e il 15.36% le donne. Confortante notare che l’Italia è in cima alla classifica sia dei ricercatori (con il 13,9%), seguita da Germania (11,1), Russia, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Spagna, sia delle ricercatrici, con il 4 %, seguita da Germania (1,3), Francia, Stati Uniti, Spagna, Gran Bretagna e Russia.

I dati diventano davvero poco confortanti se si guarda all’avanzamento di carriera nel grande laboratorio: tra il personale dipendente (2300 persone), le donne ai vertici (con status di dirigente) sono meno dello 0,1% degli uomini (29 su 473). E la storia del management del laboratorio non contraddice i dati: nessuna donna al CERN è mai stata Direttore Generale né direttore di dipartimento, né portavoce di un grande esperimento. 

TABELLE CERN: FISICI UOMINI E DONNE UTILIZZATORI (= scienziati) DEL LABORATORIO (dati 2007) per nazionalità, allegati 

E come interpretare l’unico dato confortante, quello che vede l’Italia al primo posto in Europa per il numero di laureate in discipline scientifiche e al primo posto al CERN per il numero di fisiche utilizzatrici del laboratorio?

Secondo un’analisi di Observa (Annuario Scienza e Società 2005), in Italia ci sono più donne che uomini con lauree in discipline scientifiche perché le ragazze sono in generale più brave a scuola e ci sono in generale più laureate che laureati.

E allora perché, sempre in Italia, i posti di ricercatore nelle università o gli enti di governo sono per lo più occupati da uomini? Dove vanno a finire tutte queste donne?

Sempre secondo il rapporto europeo “ l’Italia non è più in cima alle classifiche se si guarda ai numeri dei ricercatori negli enti universitari o di ricerca nazionali (con valori leggermente superiori alla media), e questo suggerisce che l’alta percentuale di donne laureate in scienze e tecnologia non continua con una carriera scientifica o tecnologica sul territorio nazionale”. Ci sarebbe da concludere che emigrano tutte al CERN!

 

Text Paola Catapano - Images Mike Struik

© 23.10.2007